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LA DESTINAZIONE DEL GIORNO

AIROLA

 Benevento, Campania
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Stemma di Airola
Alla scoperta di Airola

Sembra senza tempo, Airola, centro dal passato illustre di feudi e di ispirazione spirituale, osservato dall’alto dal suo castello medievale, che come un guardiano immoto - dall’epoca longobarda - staglia la sua sagoma sulla sommità della collina di Monteoliveto. Del maniero fortificato - tra i resti di mura, torri e della cappella palatina - rimane l'originario portale in pietra e la struttura di chiusura del ponte levatoio, una vera rarità. La fortezza appartenne a diversi feudatari e ospitò, nel 1277, il re di Napoli Carlo I d'Angiò, uno dei numerosi nomi altisonanti legati ad Aiola. Qualche secolo più tardi, nel 1574, fu l'illustre architetto Luigi Vanvitelli a disegnare la facciata della chiesa della S.S.Annunziata, vero scrigno di gioielli artistici, tra cui il cassettone ligneo con oro zecchino della navata principale e un organo del 1679 perfettamente funzionante. Il santuario di Maria SS. Addolorata, non lontano dal castello, venne invece edificato nel 1363 da Giovanni Della Lagonissa (Leonessa), feudatario di Airola, mentre a benedire la prima pietra della chiesa di san Pasquale Baylon fu, nel 1723, il cardinale Vincenzo Maria Orsini, arcivescovo di Benevento che divenne successivamente papa Benedetto XIII. I festeggiamenti di san Pasquale Baylon vengono celebrati ogni mese di maggio, anticipati da quelli per il patrono san Giorgio martire del 23 aprile, mentre a chiudere la stagione di eventi estivi di Aiola sono le celebrazioni per la S.S Addolorata, a settembre. Pregevole è palazzo Montevergine, edificato nel 1608 dai monaci Benedettini di Montevergine con l’obiettivo di ospitare comunità religiose. Nel 1820 il palazzo divenne proprietà del comune di Airola e oggigiorno l’ala sud del palazzo ospita la stazione dei Carabinieri mentre nell’ala nord vi sono gli uffici comunali e una scuola professionale. Particolare ad Aiola è anche il “Museo del telefono”, nel quale partire per un viaggio nel tempo alla scoperta delle tappe più significative del mondo delle telecomunicazioni grazie alla proposta di un percorso interattivo adatto a tutti i visitatori, che comprende tra l’altro un centralino in stampa 3D oltre che numerosi reperti, tra i quali il più antico è un telegrafo del 1870. Luogo del tutto singolare è il “Giardino segreto Airola”, un parco didattico botanico e zoologico che accoglie più di 16mila piante e circa trecento animali, nel quale si possono ammirare e conoscere diverse tipologie di giardini, dall’inglese al giapponese, così come quelli tropicale e cinese e - difficile da trovare altrove - il giardino australiano.

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Stemma di Airola
Alla scoperta di
Airola

Sembra senza tempo, Airola, centro dal passato illustre di feudi e di ispirazione spirituale, osservato dall’alto dal suo castello medievale, che come un guardiano immoto - dall’epoca longobarda - staglia la sua sagoma sulla sommità della collina di Monteoliveto. Del maniero fortificato - tra i resti di mura, torri e della cappella palatina - rimane l'originario portale in pietra e la struttura di chiusura del ponte levatoio, una vera rarità. La fortezza appartenne a diversi feudatari e ospitò, nel 1277, il re di Napoli Carlo I d'Angiò, uno dei numerosi nomi altisonanti legati ad Aiola. Qualche secolo più tardi, nel 1574, fu l'illustre architetto Luigi Vanvitelli a disegnare la facciata della chiesa della S.S.Annunziata, vero scrigno di gioielli artistici, tra cui il cassettone ligneo con oro zecchino della navata principale e un organo del 1679 perfettamente funzionante. Il santuario di Maria SS. Addolorata, non lontano dal castello, venne invece edificato nel 1363 da Giovanni Della Lagonissa (Leonessa), feudatario di Airola, mentre a benedire la prima pietra della chiesa di san Pasquale Baylon fu, nel 1723, il cardinale Vincenzo Maria Orsini, arcivescovo di Benevento che divenne successivamente papa Benedetto XIII. I festeggiamenti di san Pasquale Baylon vengono celebrati ogni mese di maggio, anticipati da quelli per il patrono san Giorgio martire del 23 aprile, mentre a chiudere la stagione di eventi estivi di Aiola sono le celebrazioni per la S.S Addolorata, a settembre. Pregevole è palazzo Montevergine, edificato nel 1608 dai monaci Benedettini di Montevergine con l’obiettivo di ospitare comunità religiose. Nel 1820 il palazzo divenne proprietà del comune di Airola e oggigiorno l’ala sud del palazzo ospita la stazione dei Carabinieri mentre nell’ala nord vi sono gli uffici comunali e una scuola professionale. Particolare ad Aiola è anche il “Museo del telefono”, nel quale partire per un viaggio nel tempo alla scoperta delle tappe più significative del mondo delle telecomunicazioni grazie alla proposta di un percorso interattivo adatto a tutti i visitatori, che comprende tra l’altro un centralino in stampa 3D oltre che numerosi reperti, tra i quali il più antico è un telegrafo del 1870. Luogo del tutto singolare è il “Giardino segreto Airola”, un parco didattico botanico e zoologico che accoglie più di 16mila piante e circa trecento animali, nel quale si possono ammirare e conoscere diverse tipologie di giardini, dall’inglese al giapponese, così come quelli tropicale e cinese e - difficile da trovare altrove - il giardino australiano.

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Informazioni su Airola

Regione

Campania

Provincia

Benevento (BN)

Abitanti

8176

Altitudine

m. 270 s.l.m.

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Punti di interesse

Acquedotto Carolino
Acquedotto Carolino

L'acquedotto Carolino (conosciuto anche come acquedotto di Vanvitelli) è l'acquedotto sorto per alimentare il complesso di San Leucio e che dà anche l'apporto idrico alla Reggia di Caserta (o precisamente alle "reali delizie" costituite dal parco, dal giardino inglese e dal bosco di San Silvestro), prelevando l'acqua alle falde del monte Taburno, dalle sorgenti del Fizzo, nel territorio di Bucciano (BN), e trasportandola lungo un tracciato che si snoda, per lo più interrato, per una lunghezza di 38 chilometri. I lavori dell'acquedotto, progettato da Luigi Vanvitelli su commissione di re Carlo di Borbone (da cui l'appellativo di Carolino), presero il via nel marzo del 1753. Il 2 agosto 1754 re Carlo conferì ad Airola il titolo di città come ricompensa formale per lo sfruttamento delle sorgenti di Bucciano, che all'epoca era un casale della stessa Airola. L'opera compiuta fu inaugurata il 7 maggio 1762. Le condotte in ferro furono realizzate nelle 8 ferriere, costruite appositamente dal Vanvitelli, in Calabria, lungo il corso della fiumara Assi (Guardavalle), le quali furono parte costituente delle Regie ferriere di Stilo. Le ferriere utilizzarono come minerale la limonite estratta dalle miniere di Pazzano e Bivongi. I lavori furono completati nel 1770 con una spesa complessiva di 622.424 ducati. Oltre al complesso di San Leucio (di fatto l'attività produttiva più rilevante nata dall'indotto della creazione dell'acquedotto) l'intera area casertana ha visto lo svilupparsi di molteplici iniziative imprenditoriali che sfruttavano la forza motrice dell'acqua; come per esempio i numerosi mulini impiantati lungo l'articolato percorso dell'acquedotto.

Acquedotto


Anfiteatro Romano Di Avella
Anfiteatro Romano Di Avella

Il meglio noto, tra gli edifici romani della città, è l'anfiteatro, che fu innalzato in opus reticulatum di tufo, forse non molto dopo la deduzione della colonia, come quello di Pompei, del quale ricalca all'incirca le dimensioni. Fu poggiato principalmente all'angolo sud-orientale delle mura ed in parte al pendio naturale e solamente la parte meridionale appoggia su grosse costruzioni a volta, mentre l'arena si trova sotto il livello circostante. Sono ben conservati i due vomitorii principali nell'asse maggiore dell'ellisse (itinera magna) con ambienti laterali, e il podio che divideva la curva dall'arena, e dei sedili in tufo dell'ima cavea interrotti in corrispondenza dell'asse minore da podii (tribunali); è rimasto abbastanza per permettere la ricostruzione. Un'immagine schematica dell'edificio è pervenuta sul fianco di una base onoraria di età imperiale. Nel tardo impero fu iniziata la costruzione di stalle nel podio, poi rimasta interrotta dagli eventi che precipitarono con la dissoluzione dell'impero romano d'Occidente.

Anfiteatro Romano


Duomo Di Casertavecchia
Duomo Di Casertavecchia

La chiesa rappresenta un esempio del periodo romanico campano in quanto presenta contemporaneamente influssi siculi con altri derivanti dal romanico e dalla tradizione paleocristiana. Troviamo così caratteri e soprattutto elementi decorativi derivati dal complesso stile architettonico presente nel romanico di Sicilia in cui convivevano elementi normanni con altri arabi e bizantini e i cui influssi arrivarono in Campania tramite Amalfi. Altri elementi, per esempio i caratteri del corredo scultoreo, risultano invece provenienti da nord o dal romanico pugliese. Lo schema costruttivo sembra invece derivato da un ambito più locale ed in particolare da Montecassino, allora all'apice del suo ruolo di centro spirituale e culturale che diffuse nell'area sud di Roma una tipologia corrispondente a quello della tradizione basilicale paleocristiana. L'edificio è costruito in "tufo grigio campano" una ignimbrite simile al piperno, lasciato a faccia a vista. Facilmente lavorabile, si presenta nella varietà utilizzata a Casertavecchia con un prevalente colore grigio utilizzato, tra il XII ed il XVI secolo, anche a Capua e Salerno. Sulla facciata sono presenti mensole aggettanti sulle quali sono rappresentati, in marmo chiaro che contrasta con la pietra color grigio-ocra della muratura, forme zoomorfe, tra cui dei leoni. Tali mensole figurate sono presenti nel romanico pugliese (Bari, Ruvo di Puglia). Sull'altare è presente un crocifisso ligneo di autore ignoto.

Monumenti


Museo Diocesiano Di Caserta
Museo Diocesiano Di Caserta

Musei

Teatro Romano Di Benevento
Teatro Romano Di Benevento

Edificato nel II secolo sotto l'imperatore Adriano, il teatro romano di Benevento si erge nelle vicinanze del cardo maximus, attualmente circondato dal medievale Rione Triggio. La pianta del teatro è semicircolare e presenta dimensioni notevoli: ha un diametro di 90 m e in origine presentava una capienza di 15mila persone. L'esterno aveva 25 arcate che si sviluppavano in tre ordini, delle quali rimangono oggi quelle del primo, inquadrate da colonne con capitelli tuscanici, che danno accesso all'interno alternativamente tramite corridoi e scale, e parte di quelle del secondo ordine. La cavea si è conservata in buona parte. Sotto di essa i corridoi e le scale d'accesso sono collegati da due ambulacri paralleli che fanno da cassa armonica. La scena, molto ampia, presenta resti di tre porte monumentali, alle terminazioni della cavea, che davano accesso all'orchestra; ai suoi lati vi sono i resti dei parodoi, in particolare la sala a destra conserva il pavimento in mosaico e le pareti marmoree policrome (come forse in origine doveva essere rivestita gran parte del teatro). Alle spalle della scena tre scalinate portavano ad un livello inferiore, forse ad un ingresso monumentale per gli artisti. Il viale d'ingresso è decorato da mascheroni che richiamano quelli usati dagli attori; attorno al teatro sono ancora in corso indagini che hanno rilevato resti di costruzioni forse adibite a scuola di ballo e associazione di artisti.

Teatro Romano

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