Il promontorio di Punta Mesco, che sporge verso il mare cristallino, divide la baia di Levanto da quella di Monterosso. Sotto la proprietà del FAI vi sono 45 ettari di terreno che racchiudono tre fabbricati rurali, lussureggianti aree boschive a lecci e pini, le quali sono alternate a zone di macchia mediterranea. La straordinaria coesistenza tra mare e vegetazione, nel tempo, permise lo sviluppo di un’eccezionale biodiversità, dove la secolare presenza dell’uomo riuscì a plasmare il territorio con mano sapiente, senza tuttavia alterare i fragili equilibri ecologici. Nel 1999 venne istituito il Parco Nazionale delle Cinque Terre, le cui nuove regole salvarono l’area da diversi progetti di edificazione ma, al tempo stesso, posero fine alla lunga storia dell’insediamento umano a Punta Mesco. La natura, quando è abbandonata a sé stessa, può cancellare una storia di secoli: il bosco avanza danneggiando gli edifici, “mangiando” le colture fino a far crollare i muretti a secco che sostengono i tipici terrazzamenti, i quali, oltre a ricavare spazi per la coltivazione, svolgono una funzione di difesa dal rischio idrogeologico. La donazione ha permesso al FAI, con il decisivo supporto della Fondazione Zegna, di intervenire con un progetto nel rispetto dei principi del Parco riportando, al tempo stesso, l’area alla sua storica funzione di produzione agricola, il cui fabbisogno energetico sarà fornito per il 60% da fonti rinnovabili. La prima fase del recupero è stata caratterizzata dal ripristino di edifici e terrazzamenti, sui quali sono stati ricavati spazi utili a coltivare ulivo, vite e alberi da frutto e orti. I visitatori troveranno spazi di accoglienza, la possibilità di effettuare visite che raccontano la storia e le prospettive dell’insediamento, oltre a suggerimenti preziosi sui dintorni e sui numerosi sentieri di uno fra i paesaggi più tipici e affascinanti di tutta la Liguria.